Cari amici di Namaste,
ecco il resoconto del nostro recente viaggio in India dall’8 al 31 gennaio 2025.
Eravamo un gruppo di sette persone, 4 donne e 3 uomini; Giulia, la più giovane e la sola alla prima esperienza in India, io Lele il più avanti con gli anni e al 16° viaggio a Namaste India. Come coordinatore della sezione di Rimini ho fatto un po’ da capofila nell’organizzazione e nel programma di viaggio. Giulia e noi tre maschi, facenti parte della sezione di Rimini, e le tre signore residenti rispettivamente a Modena, Bologna e Ferrara. Ci legava l’esperienza comune del sostegno a distanza di un bimbo/a attraverso Namaste e l’impegno concreto di raccolta fondi per finanziare progetti dell’associazione.
Giulia, fresca di laurea, con una forte sensibilità, e già con un’esperienza lavorativa nel mondo del no profit, voleva approcciare da vicino una realtà di solidarietà internazionale dove poter anche portare a frutto le proprie competenze professionali di progettazione di programmi sociali e di sviluppo comunitario. Obiettivi anche differenti fra loro ma con una discreta capacità di singola autonomia organizzativa: chi era interessato all’andamento e alla gestione delle scuole materne, chi alla visita ai propri adottati, chi alla medicina ayurvedica, chi a conoscere le varie realtà socio educative di Namaste Wings to Fly (NWF), comprese le case famiglie.
Inizialmente non ci siamo fatti mancare l’aspetto turistico e i primi cinque giorni li abbiamo trascorsi in una casa vacanze, la Bouganvillea Homestay, a circa 3-4 km dalla famosa spiaggia di Kovalam. Poi siamo arrivati nella sede di Namaste a Vellanad dove noi quattro del gruppo di Rimini – Carmelo, Giuseppe, Giulia ed io – avremmo incontrato i 105 bambini seguiti da Rimini, oltre che confrontarci con responsabili e i collaboratori di NWF. Giulia avrebbe seguito prevalentemente le case famiglia femminili.
A differenza degli anni precedenti, abbiamo limitato l’incontro con i bambini nelle loro abitazioni a una ventina di casi sia per il minor tempo a disposizione sia per l’incremento del numero di adozioni. Ogni giorno ci si preparava prima riguardando le schede e gli ultimi aggiornamenti poi, insieme alle Field Workers (le nostre assistenti sul campo), arrivava il momento più emozionante: l’incontro con i bambini e le loro famiglie. Al termine della giornata si scaricavano le foto scegliendo le più significative e si informavano per posta elettronica gli adottanti. I primi giorni abbiamo incontrato i bambini residenti sulla costa, invitati con la famiglia presso la nostra scuola materna di Pozhiyoor; gli incontri sono stati tutti positivi nonostante i tempi di spostamento tra la scuola e la casa vacanze dove alloggiavamo. La stessa positività che abbiamo poi riscontrato a Vellanad, anche qui in parte al domicilio dei bambini e in parte presso la sede NWF grazie al lavoro organizzativo preparatorio e alla collaborazione da parte di tutti i nostri referenti indiani.
Due gli aspetti che vorrei sottolineare.
Il primo è l’amicizia che si è sviluppata in questi anni tra adottati e loro famigliari da una parte e noi visitatori dall’altra. Non tutti gli incontri sono stati ovviamente caratterizzati dallo stesso clima cordiale e coinvolgente, ma soprattutto là dove il rapporto è pluriennale c’è stata una partecipazione non formale, in alcuni casi davvero emozionante e il ruolo delle Field Workers è stato fondamentale. Anche quest’anno, oltre ai regali degli adottanti, ad ogni famiglia abbiamo donato, grazie alla generosità di un nostro socio, un bel sacco di riso e uno di altri prodotti alimentari.
Il secondo aspetto è il riscontro positivo espresso dagli amici in Italia dal ricevere le nostre mail con il resoconto e le foto dell’incontro; questo rapporto che si è via via consolidato nel tempo è davvero un valore aggiunto alla base anche delle raccolte fondi finora effettuate che ci hanno consentito di realizzare progetti e integrare il sostegno mensile a oltre 30 bambini e alle loro famiglie.
Infine, negli ultimi giorni di permanenza, abbiamo partecipato al rito inaugurale di un pozzo (il terzo costruito con fondi riminesi) che porta l’acqua potabile nelle case famiglia per le necessità delle strutture. Un indubbio vantaggio sia come qualità nel rifornimento alla sorgente sia come risparmio economico, non dovendo più ricorrere all’acquisto di acqua potabile. Il pozzo, sorto per espressa volontà dei suoi familiari, è stato dedicato alla memoria di Giovanna, suora laica romana di nobile famiglia, che ha scelto di vivere in povertà girando l’Italia e anche l’India, alla ricerca dell’essenza più profonda e vera dell’esistenza su questa terra. Un esempio per tutti noi che ci porta a riflettere sul senso della vita e sul valore di scelte essenziali, liberandoci dalle tante cose spesso effimere, che riempiono le nostre giornate.
A presto!
Lele